In Italia aleggia di nuovo lo spettro del lockdown, ‘suggerito’ anche da molti esperti. Ma l’Italia rischia davvero una nuova chiusura generale?
Nonostante l’inizio della campagna di vaccinazione, come previsto, l’Italia non è assolutamente fuori dall’emergenza coronavirus, anzi, c’è chi tra gli esperti suggerisce un chiusura, un qualcosa di molto simile ad un nuovo lockdown, per appiattire la curva ed evitare che la terza ondata travolga il Paese.
Emergenza Covid, la terza ondata
Della terza ondata o comunque di una nuova impennata della curva dei contagi ne parlano ormai tutti con una certa convinzione e rassegnazione. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva fatto sapere che a fronte della ripresa del virus erano necessari nuovi sacrifici da parte degli italiani. Il ministro della Salute Roberto Speranza si è detto preoccupato dei dati legati alla diffusione del virus in Italia.
Molti esperti sono convinti che tra la fine di gennaio e la prima metà del mese di febbraio la curva dei contagi possa tornare a crescere. Va detto che in Italia la seconda ondata non si è mai esaurita del tutto, quindi potrebbe essere un nuovo picco della seconda ondata. Ma la sostanza non cambia. Di fatto l’Italia sembrerebbe destinata a seguire le orme di altri Paesi europei. In Francia per far fronte all’emergenza sanitaria il coprifuoco è stato anticipato alle 18:00, mentre da settimane in Germania si parla di un lockdown duro. Insomma, in Europa l’emergenza c’è e i Paesi si blindano. E l’Italia?
L’Italia rischia un nuovo lockdown?
In Italia è difficile fare previsioni anche alla luce di uno scenario politico incerto, e questo sicuramente non aiuta. Possiamo dire che il governo attualmente in carica e in particolar modo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è sempre mosso per scongiurare una nuova chiusura generale anche quando gli era stato chiesto con una certa insistenza. Quindi, se dovesse rimanere alla guida del Paese – anche con una maggioranza rivista – il Presidente del Consiglio continuerà a lavorare per evitare un lockdown duro, per intenderci.
Allontanandoci dal piano politico e analizzando quello organizzativo, va detto che il sistema di monitoraggio italiano sembra efficiente. E il sistema a zone di rischio non avrà piegato la curva dei contagi ma quantomeno ha consentito al sistema sanitario di gestire l’emergenza senza andare in crisi come accaduto invece con la prima ondata di contagi.
Senza ombra di dubbio un lockdown duro avrebbe effetti positivi sulla situazione sanitaria, ma sarebbe insostenibile dal punto di vista economico. Quindi il sistema a zone sembra un compromesso astuto per combattere la diffusione del virus senza arrivare ad una nuova chiusura del Paese.
Il parere degli esperti
Arrivati alla metà del mese di gennaio, si moltiplicano gli esperti che chiedono o almeno suggeriscono la via del lockdown generale per un mese almeno. Lo chiede a gran voce la Fondazione Gimbe, Galli non si sbilancia ma ammette che la situazione non è delle migliori e rischia di precipitare. Ricciardi, che poi è consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza, è tra quelli che suggerisce il lockdown di un mese per azzerare la situazione e ripartire. Sulla stessa linea anche Crisanti, tra i sostenitori della chiusura per un mese.
Il lockdown sarebbe la soluzione migliore ma non è possibile
Se dovessimo riassumere il tutto con una formula o con una specie di motto potremmo dire che sicuramente un lockdown duro, una chiusura generale per intenderci, dal punto di vista sanitario servirebbe eccome. Ma l’Italia non può permettersi un nuovo stop, neanche di trenta giorni, che poi parliamo di un lasso di tempo lunghissimo in termini economici. Quindi si gioca all’italiana, con il catenaccio e il baricentro basso per provare almeno a portare a casa il pareggio contro un avversario che si è dimostrato più forte di noi.